Riportiamo qui di seguito uno spaccato del Paese ripreso da una duplice indagine on line avviata, il 4 aprile scorso, da Confindustria, su 4.420 imprese (il campione delle prima indagine era di 6.000 aziende) e resa nota in questi giorni, per darvi una visione in percentuale della situazione delle imprese e dei nostri manager a seguito della pandemia in corso e dei relativi provvedimenti per contenerla.
Dalle risposte qualitative emerge chiaramente la doppia difficoltà di garantire i flussi di liquidità con l’azienda chiusa o parzialmente aperta e di voler ripartire a pieno ritmo il prima possibile per limitare le perdite di fatturato, che, seppure in modo spalmato sul tempo, grazie agli aiuti governativi, dovranno essere ripagate in futuro e soprattutto che solo il 26,4% dei dipendenti intervistati svolge la propria attività lavorativa in modo agile.
In particolare rispetto alla nostre regione evidenziamo le percentuali sul campione esaminato di 476 imprese piemontesi nel secondo sondaggio:
- il 28% lavora in smart working, superano la media nazionale del 26,4% sopra indicata.
- il 27% lavora presso la sede dell’impresa.
- il 44% dei lavoratori è inattivo.
- il 70% potrebbe usufruire in futuro degli ammortizzatori sociali messi a disposizione dalla regione Piemonte.
- il calo del fatturato registrato delle imprese piemontesi analizzate si attesta attorno al 34%.
- il 33% dei lavoratori ha subito una riduzione di orario.
- 8,4% è la percentuale di danno registrato per non aver partecipato e/o aver cancellato: eventi promozionali, congressi e fiere.
Il risultato sintetizzato nei seguenti 9 punti:
- Netto peggioramento rispetto alla percezione della prima indagine per il numero di aziende che ha subito l’impatto negativo del coronavirus (97,2% contro il 67,2% della precedente).
- Le imprese con problemi molto gravi sono adesso il 43,7%, contro il 14,4% della precedente indagine.
- Il 36,5% dei rispondenti, in seguito all’emanazione dei DPCM del 22 e del 25 marzo, ha dovuto chiudere la propria attività, mentre il 33,8% l’ha chiusa parzialmente.
- Il 26,4% dei dipendenti totali delle aziende intervistate svolge attualmente la propria attività in smart working, mentre il 43,0% risulta essere inattivo.
- Il 53,1% dei dipendenti delle aziende intervistate potrebbe dover ricorrere ad ammortizzatori sociali (CIGO, FIS, etc.).
- In media, rispetto alla normalità (marzo 2019), si è assistito ad un calo del 32,6% del fatturato e del 32,5% delle ore lavorate. I cali sono visibilmente più marcati per le imprese con meno di 10 dipendenti (con una diminuzione del 39,7% del fatturato e del 37,3% delle ore lavorate).
- L’84,5% delle aziende che ha partecipato sta riscontrando problemi relativi al rallentamento della domanda nel mercato domestico e nel mercato internazionale.
Il disagio più evidente è riscontrato per il calo della domanda di beni e/o servizi di consumo in Italia. - Non meno rilevanti le problematiche relative alla gestione delle attività riscontrate dal 59,3% dei rispondenti. Il 19,6% degli imprenditori segnala forti disagi legati alla mancanza di materiale sanitario essenziale per lo svolgimento del lavoro in sicurezza.
- È stato chiesto infine agli imprenditori, quali fossero le strategie che metterebbero in atto per superare la crisi.
Emerge che nella maggior parte dei casi (78,2%) si sentono disarmati e non possono che attendere il ritorno alla normalità.
Il report completo è scaricabile dal sito di Confindustria
La Redazione Federmanager Torino APDAI