La via da seguire anche postCovid è ben chiara: le competenze manageriali vanno supportate attraverso un forte programma formativo del lavoro agile, in particolare sui temi dalla gestione delle risorse e della digitalizzazione dei processi aziendali.
Fondirigenti conferma questo importante dato attraverso il quick survey eseguito su un campione nazionale di 800 imprese di cui poco meno della metà operano attraverso #smart working ma vi è la percezione che questo dato sia destinato a salire a 6 lavoratori su 10.
Dalla ricerca scaturisce inoltre che il 90% delle aziende intervistate sono piccole e medie imprese, di cui il 65% del nord, il 15% del centro e il 10% del sud del Paese.
Dati che vengono confermanti dal fatto che al nord già prima dell’emergenza il 40% delle imprese praticava il lavoro agile con il 28% dei dipendenti coinvolti.
Da tutto il Paese inoltre è stata riscontrata un’alta soddisfazione delle “nuove pratiche” che peraltro non hanno creato divari fra le varie professionalità, settori ed età creando un anche valore di inclusione oltre che di risparmio delle imprese e aumento della produttività.
Per far partire il lavoro agile il 77% delle aziende hanno valutato che occorre immediatamente mettere a disposizione dei dipendenti una dotazioni tecnologiche adeguata (smartphone con sim fornita dall’azienda, tablet, pc, collegamenti di rete da remoto, etc..) e sempre il 77% ha fatto ricorso a risorse interne mentre il 23% si è rivolto a temporary manager.
La formazione quindi avrà un ruolo molto importante il cui rapporto stimato sarà di 1 a 5 del management con grande attenzione anche alla cyber security.
Infine possiamo affermare che l’emergenza, che ha indotto le aziende a praticare per necessità lo smart working, ha messo in atto un nuovo modo di vivere il lavoro che difficilmente sarà abbandonato anche dopo lo tsunami Coronavirus.